
La Cattedrale ( Tratto da Vieste Gemma del Gargano di Ludovico Ragno ).
Per ampiezza, per rango, per antichità e, diciamo anche, per arte, la chiesa numero uno di Vieste è la cattedrale, di fronte alla cui facciata principale vi è il palazzo vescovile.
La data della sua costruzione è incerta, non documentata. Enrico Bacco la dice eretta nell’anno 1240 (voleva forse dire cominciata), per volontà del re Federico II «in onore dell’Assunzione della Beata Vergine sopra le reliquie dell’antico tempio che si dicea di S. Maria Oreta, ove era fama che fosse stato il tempio della dea Vesta». Per lo stile si richiama al romanico pugliese e i finissimi avanzi di decorazioni romaniche (teste di animali) che si vedono sulle facciate esterne stanno a confermarlo. Lo conferma altresì la disposizione, con l’abside rivolta verso l’oriente e l’ingresso a occidente, poiché, per il simbolismo del Medioevo cristiano, chi dal secolo muoveva verso la chiesa lasciava le tenebre ed entrava nella luce.
Varcata la porta maggiore, si vedono le tre navate sorrette da 12 colonne. Le colonne sono rotonde, di pietra. Nel Settecento furono rivestite di tufi, forse per rinforzarne la tenuta, e quindi rese a forma di prisma rettangolare. Ora (1968) sono state liberate dei detti rivestimenti e restituite al loro aspetto originario. Sul soffitto della navata centrale sono dipinti l’Assunzio-ne della Beatissima Vergine, titolare della chiesa, S. Michele Arcangelo, protettore del Gargano e S. Giorgio, protettore della nostra città. Va detto, per inciso, che i protettori di Vieste sono due: S. Giorgio e S. Ponziano, ma il secondo ben pochi lo sanno e nessuno lo onora.
L’altare maggiore è di marmo; dietro vi è il coro con stalli di noce, otto per parte, e la sedia del vescovo in mezzo. Sotto gli stalli vi è un altro ordine di sedili per i sacerdoti che intervengono alle funzioni. Nel terzo pilastro della navata grande, di fronte alla sedia del vescovo, vi è il pulpito. Sono tutte fatture del Settecento, dovute al vescovo Marca.
Verso il centro della navata di destra s’innalza il campanile, dalla volta a cupola, barocca nella forma. Vi si accede da una scala interne intessuta a varie tese e con 72 gradini, superati i quali si raggiunge la cella campanaria.
La chiesa di S. Giovanni
Contigua alla cattedrale, pochi metri più in alto, c’è la chiesa di S:Giovanni Battista, o del Purgatorio. Costruita nel 1500 sui ruderi di quella primitiva fatta edificare dal vescovo Alfano, fu rifatta nel ‘700 e consacrata dal vescovo Cimaglia il 24 giugno 1760. Ora è chiusa al culto.
La chiesa di S. Pietro
Fu chiamata anche, nella seconda metà del ‘700, dell’ospedale, perché contigua ad un fabbricato di alcune stanze destinate al ricovero dei miserabili della città, in altre parole un ospizio. Più propriamente era chiamata di S. Pasquale e di S. Pietro (di Alcantara) a motivo dei due altari laterali consacrati a quei santi. Ma più di tutto, è poi esclusivamente di S. Pietro. È formata a guisa di croce. La porta d’ingresso guarda l’ex convento dei padri Francescani. All’interno si ammira un quadro raffigurante S. Simeone del pittore viestano Giuseppe Tomaiuolo.
Il convento e la chiesa di S. Francesco
Alla punta estrema dell’abitato, sulla sporgenza rocciosa protesa nel mare, verso est, vi è il torrione, voce che i viestani corrompono in “Trione”. È una costruzione severa, cinta di mura adatta al raccoglimento e alla segregazione; come dire, un convento. Fu, infatti, un monastero di monache, istituito nel 1438 sotto il titolo di S. Caterina. Nel 1554 fu devastato e messo a fuoco dal pirata Dragut, e quindi abbandonato dalle monache. Cento anni dopo, venne assegnato ai padri Minori conventuali, i quali lo restaurarono e andarono e viverci.

Attaccata all’ex convento c’è la chiesa di S. Francesco dove gode di particolare devozione S. Antonio da Padova.
Il convento e la chiesa dei Cappuccini
Nel 1819 vennero a Vieste i padri Cappuccini. Così come altrove, nel Gargano, anche qui ebbero aiuti da alcune famiglie benestanti, in particolare dai Fazzini, e costruirono il convento fuori le mura, dietro la punta del Corso, prospiciente il lido di S. Lorenzo. Abitato dapprima da pochi religiosi, il loro numero andò via via aumentando, fino ad arrivare, nel Settecento, a 11 frati. La chiesa contigua venne consacrata il 22 giugno 1698 da mons. Kreayter, sotto il titolo di S. Maria di Costantinopoli. Il convento, chiuso nel 1811 in forza della legge murattiana sulla soppressione dei conventi, venne riaperto nel 1819 e poi chiuso definitivamente dopo l’unità d’Italia, nel 1867.
Le chiese della Madonna delle Grazie e di S. Maria del Carmine.
A sud dell’abitato, a prospetto del castello, ed ai piedi di una collinetta, vi è la chiesa delle Madonna delle Grazie, della quale c’è una statua col bambino; chiesa che però i viestani chiamano della Madonna della Libera, ricordata in un grande quadro che si trova nella cappella a destra entrando.
Annesso alla chiesa vi era anticamente un conventino, che in una bolla di papa Niccolò IV dell’anno 1288, figurava il XVIII dei conventi della provincia francescana dell’Angelo. Esisteva ancora nel 1516, come risulta dall’elenco dei propri conventi fatto quell’anno dall’ordine degli Osservanti. Non risulta la data in cui i frati l’abbandonarono. Forse dopo l’incursione di Dragut.
La chiesa di S. Croce. Anche questa era una delle chiese periferiche fuori le mura. Fu benedetta il 1° maggio 1698 da mons. Kreayter. Adesso è la chiesa più centrale del paese, molto frequentata, al corso Lorenzo Fazzini.